Ognuno di noi, più o meno consapevolmente, è alla ricerca della propria Pietra filosofale: un oggetto indefinito; a volte tangibile, altre volte etereo, ma comunque potente. Essa permetterebbe all’alchimista, e un po’ tutti noi lo siamo, di trasformare il vile metallo in oro, ovvero, di elevarsi spiritualmente, di raggiungere la purezza interiore e di avvicinarsi alla Conoscenza assoluta.
È il tesoro dei Templari, che morirono per difenderne il segreto. È il Sacro Graal di Re Artù e dei suoi cavalieri. È
In molti hanno cercato questa “Pietra”, questa “Polvere di proiezione”, spesso con scarsi risultati. Alcuni alchimisti, coloro i quali tentano la trasmutazione degli elementi e di loro stessi, riuscirono ad avvicinarsi alla Verità, quella con la “V” maiuscola. Cagliostro, Saint-Germain, Nicolas Flamel, Fulcanelli, e molti altri, toccarono il cielo con le dita, ma scelsero di portarsi questo loro Sapere con sé nella tomba, nel rispetto di una legge, quella del silenzio, comune a molti adepti delle società segrete, come
Quando scegliamo la strada ermetica del simbolo diveniamo alchimisti, perché ci impegnamo nella trasmutazione di una realtà semplice, nella quale regna l’apparenza, in un mondo più complesso, ma anche più completo, che è quello delle menti illuminate, di chi sapeva e ha voluto lasciare dei segni visibili del proprio passaggio. Uno degli obiettivi di quest’opera è proprio questo: sondare il mondo dei simboli, leggere con altri occhi e in maniera più completa la realtà, perché altrimenti, se ci fermassimo al mondo visibile, condanneremmo il nostro essere a una vita incompleta. È doveroso spingersi sempre oltre.
L’uomo, per sua natura, è portato a fare ciò, ma non è mai stato facile, perché i creatori di simboli, i custodi della Verità sono sempre stati gelosi di questa loro fortuna. Le società segrete si sono sempre tramandate questi segreti, permettendone la sopravvivenza nei secoli, ma in modo esclusivo ed elitario, quando invece
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